Archivi del giorno: aprile 22, 2010

Mi chiamo Giada e non vedo mio figlio da un anno.

Mi chiamo Giada e non vedo mio figlio da un anno.

Stavo con un ragazzo. Sono rimasta incinta e non ho voluto abortire. Ne avevo già parlato con la mia famiglia. Mi avrebbero aiutato loro. Ma lui ha voluto sposarmi. Stretta da convenzioni sociali e obblighi ho dovuto accettare.

Siamo andati ad abitare in una casa di mia proprietà. Mio padre aveva già iniziato a costruirla per me. E’ intestata a me. Mi dicono che tutto quello che era mio prima del matrimonio non rientra nella comunione dei beni.

Ero iscritta all’università e per un pò ho deciso di lasciare perdere fino a che non nasceva il bambino e non finivo almeno di svezzarlo. Perciò ho deciso di aiutare mio padre nel lavoro che fa lui. Mio padre mi ha subito fatto un contratto per pagarmi i contributi ai fini della pensione. E’ una persona previdente e non lascia mai niente al caso.

Mio marito invece era uno senza arte ne parte. Non faceva niente. Giocava alla play station. Ogni tanto appiccicava una mensola a casa. Pretendeva che mio padre gli risolvesse la vita e ha litigato con lui perchè secondo la sua opinione era lui a dover avere il lavoro e non io.

Nonostante tutto mio padre ha provato ad aiutarlo stando ben attento a non ferire mai il suo orgoglio. Combinò un colloquio con un suo amico e mio marito non solo si presentò in ritardo ma rifiutò la proposta perchè secondo lui era troppo da “poveraccio”.

Il suo atteggiamento non era davvero buono e per quanto lui fosse stato accolto in casa come un figlio era sempre arrabbiato e ce l’aveva con tutti per quello che non riusciva a realizzare nella vita.

Dopo i primi sei mesi di gravidanza io sono stata male. Il medico mi ha ordinato di restare a letto e stare a casa mi ha fatto rendere conto di come trascorreva le giornate mio marito.

Abbiamo avuto occasione di litigare e quando per l’ennesima volta mi rinfacciò che volevo farlo sentire un mantenuto gli dissi che per quello che mi riguardava poteva inventarsi una qualunque impresa e io e mio padre l’avremmo sostenuto e se possibile aiutato. Che altro avrei potuto dirgli?

Avvertendo la tensione che c’era tra noi mio padre per il compleanno di mio marito si presentò con una nuova macchina e gli diede le chiavi. Gli sarebbe servita per andare a fare delle cose per conto dell’impresa di famiglia. Gli stava dicendo di aver inventato un ruolo apposta per lui.

Mio marito per tutta risposta prese le chiavi, montò in macchina e sparì per un paio di giorni. Quando tornò io stavo dormendo e lui era completamente fuori di testa. Stavo male, con il pancione enorme e la testa completamente nel pallone. Cominciò a urlare che ero una persona orribile, che dovevo cercarlo e cercarlo per dimostrargli che di lui mi interessava e avrei dovuto fare e avrei dovuto dire e avrei dovuto pensare. E nel frattempo che mi diceva quello che dovevo essere per risultargli simpatica mi trascinava da un capo all’altro della stanza, strattonata ho perso l’equilibrio, sono caduta, mi sono fatta male. Mi disse che ero una vigliacca, una che piagnucola per niente, e allora si è arrabbiato perchè non poteva sopportarmi mentre secondo lui stavo facendo la vittima.

Ho preso un pugno e un calcio con il quale mi invitava gentilmente a rialzarmi. Poi mi ha trascinata sul letto e ha preteso di abbracciarmi perchè voleva sentirmi vicina.

Io non so se sapete come si sente una donna incinta. Io in quel momento avevo altri pensieri e stavo molto male e avevo di fronte un uomo, un bambino in realtà, che invece che preoccuparsi della mia condizione e prendersi cura di me, pretendeva di stare al centro del mondo a suon di pugni e calci.

Il giorno dopo mio padre mi venne a trovare e vide che avevo un livido nel braccio. Mio marito si era nascosto dentro lo stanzino per non farsi vedere e io dissi che si era trattato di un incidente. Avevo sbattuto inavvertitamente su uno spigolo.

Pensavo che fosse finita e che fosse possibile fare ragionare mio marito. Invece la situazione peggiorò. La sua frustrazione diventò violenza e la violenza mi mandò in ospedale. Fui travolta da insulti, botte e dovetti perfino fare sesso senza averne voglia ed essere fisicamente in grado di muovere un muscolo. L’insulto più frequente era che lo avevo incastrato e che quel figlio non era suo. Non potevo non rispondergli che era lui ad aver incastrato me e che se era convinto che quel figlio non fosse suo poteva andare per la sua strada.

Rincarava dicendo che era troppo comodo, che avrei dovuto pagare per avergli causato tanto stress emotivo. Nel frattempo io rischiavo il parto prematuro per le botte e continuavo a tentare di tenere mio padre fuori da quella storia per evitare che uno dei due si facesse troppo male e passasse la fine dei suoi giorni in galera.

Per ben due volte sono finita in ospedale ed entrambe le volte la caposala e la suora di passaggio consolarono mio marito dicendo di portare pazienza perchè “una donna incinta a volte può essere insopportabile ma porta dentro il ventre il frutto del signore…”.

Mi hanno rimbambita di sedativi e sono tornata a casa più malconcia di prima.

L’ultima volta che lui mi ha messo le mani addosso ho chiamato i carabinieri. Era come impazzito, ha promesso di farmela pagare. Nel frattempo è tornato da sua madre.

Ho spiegato a mio padre come stavano le cose e fu lui stesso ad aiutarmi a fare le pratiche per il divorzio. Non volevamo niente, neppure un euro. Avremmo pensato a tutto noi.

Ho avuto un figlio bellissimo, amatissimo, meraviglioso. Suo padre poteva vederlo durante giorni stabiliti dal giudice. Però non si presentava. Dormiva fino a tardi. Non faceva niente di niente e sua madre continuava a chiamarmi per dirmi che era tutta colpa mia. Non sapeva, sua madre, o faceva finta di non saperlo, che le sue abitudini non erano per niente cambiate e che faceva esattamente le stesse cose anche prima e durante il matrimonio.

Il bambino è cresciuto praticamente con una madre, cioè me, una nonna, e un nonno presentissimo che lo ha colmato di mille attenzioni.

Il mio ex nel frattempo faceva stalking e mi telefonava a tutte le ore per dirmi cose assurde. Qualcuno deve avergli detto che aveva la possibilità di sfruttare tutto a suo vantaggio e fu così che un bel giorno vedo arrivare una notifica di un procedimento a mio carico.

Mi ha accusata di non avergli fatto vedere il bambino e che gliel’ho messo contro. Ho subito chiamato un avvocato e mi ha detto che per dimostrare il contrario avrei dovuto denunciarlo in tempi non sospetti perchè non veniva a vedere suo figlio. Presentai comunque una controquerela.

Sembra assurdo ma questa è diventata ora la legge e nonostante le battaglie fatte non sono riuscita ad impedire ai servizi sociali di portarmi via mio figlio fintanto che il giudice non deciderà se mio marito ha ragione oppure no. Io non posso vederlo perchè potrei “condizionarlo”. Suo padre invece può vederlo grazie ai permessi del giudice.

La sua richiesta è chiara: vuole in affido il bambino e ha chiesto che io versi un mantenimento dato che sono l’unica che ha la possibilità economica per farlo. Così da nullafacente qual è diventa un mantenuto per meriti che neppure sono suoi giacchè del bambino si occuperebbe sicuramente sua madre.

Mio padre non capisce che direzione ha preso il mondo e pensa che sembra tutto al rovescio. Si sente impotente ed è molto arrabbiato. Tutte le volte che il mio ex marito e mio padre si incontrano è il mio ex che lo provoca ed è livoroso, vendicativo e ostile.

Mio padre non risponde alle provocazioni per paura di compromettere la causa di affido e a casa piange per la rabbia.

Non avevo mai visto mio padre piangere fino ad ora e giuro che è terribile vedere un uomo come lui piegato e sotto ricatto per il sequestro del nipote.

Il mio ex marito ovviamente ha denunciato anche mio padre. Rischia di essere condannato per troppo amore. Rischiamo tutti di essere condannati per troppo amore e siamo appesi ad un filo in attesa che un giudice decida cosa fare della vita di mio figlio, chiuso in una stanza estranea, con persone estranee, lontano da tutto ciò che conosce e ama, per soddisfare l’egoismo e la cattiveria di un uomo al quale non importa niente di nessuno a parte che di se stesso.

Anche oggi sono stata ai servizi sociali a pietire informazioni sul mio bambino. Sta perdendo una fase importantissima della sua vita, quella in cui avrei dovuto insegnargli tante cose. Mi hanno guardata con diffidenza. C’erano due donne perfide. Due di quelle educate dalle trasmissioni di rita dalla chiesa in cui si insegna che gli uomini sono sempre vittime e le donne tanto cattive. Mi hanno consigliato di farmi prescrivere dei “tranquillanti” e di restare calma nell’interesse del bambino.

Quello che so è che i servizi sociali per ogni giornata di mantenimento dei bambini che hanno in assegnazione beccano quasi mille euro al mese a persona per servire cibi avariati e una assistenza da orfanotrofi del secolo scorso. Di questo però nessuno parla.

Le madri dunque le vogliono così: mute e sedate, sedate e mute.

Mi chiamo Giada e non vedo mio figlio da un anno. E ancora non ho capito il perchè.

Contro la proposta del popolo delle libertà che legittima femminicidi e pedofilia

firmiamo la petizione “Affido Condiviso, MAI al genitore violento”
https://idvdonnetoscana.wordpress.com

Da oggi secondo quanto riportato nel calendario del senato, si discute il ddl sull’affido condiviso peggiorativo della legge 54 del 2006.
Per chi si fosse perso le puntate precedenti:
La legge sull’affido condiviso è intervenuta pesantemente e in senso regressivo sul diritto di famiglia. Ha prodotto storture, visibili dalle sentenze delle quali spesso abbiamo parlato e che sono ingiustificabili in un paese che dice di voler combattere la violenza contro i minori e le donne in ambito domestico.
Sappiamo che le cifre a proposito di vittime di violenza nei contesti familiari sono moltissime e che donne e minori sono spesso oggetto di brutalità e aggressioni fisiche e psichiche senza che vi sia per loro alcuna difesa.
L’affido condiviso forza situazioni di grave conflitto in cui spesso le donne sono vittime di mariti/padri violenti. L’obbligo alla condivisione dell’affido ha sovraesposto al pericolo le donne e i bambini. In riferimento a questi ultimi li ha sottoposti ad una punizione che parte dallo scetticismo rispetto ai loro desideri relazionali fino ad arrivare alla punizione vera e propria. Già oggi se un bambino si rifiuta di vedere il padre perchè ha subito violenza o perchè lo riconosce come violento nei confronti di altri membri della famiglia il padre insiste presso i tribunali affinchè quel bambino sia sottratto dal contesto sicuro in cui è amato e protetto. Accade sempre più spesso che i bambini vengano tolti alle madri e assegnati in case famiglia in attesa perchè puniti per il fatto di non volere avere a che fare con i padri.
Nei casi di violenza accade sempre più spesso di leggere tra le cronache dei giornali articoli in cui si racconta di uomini violenti che pretendono di controllare la vita delle loro ex mogli, di vendicarsi su di esse, protetti e legittimati dal preteso rapporto genitoriale oramai brandito come un’arma contro donne e bambini. 
La proposta calendarizzata, sommata ad un’altra proposta (della lega) della quale abbiamo già parlato che è comunque simile nei toni e nelle conclusioni, peggiora quello che già rappresenta una prospettiva d’inferno per le donne e i minori.
Obbliga ad acquisire il principio che l’affido condiviso diventi obbligatorio sempre e comunque. Non considera alcuna eccezione. Decide semmai che l’uomo violento deve aver diritto ad accedere alla vita della ex moglie e dei figli nonostante pesino su di lui precedenti, denunce. 
La calendarizzazione di questo ddl è stata preceduta da una campagna meschina e vergognosa che mette in discussione i dati delle vittime di violenza sulle donne e sui bambini, che proclama la sempiterna innocenza dell’uomo, marito, padre, anche quando l’evidenza dimostra il contrario.
Il ddl parte dunque dal pregiudizio pesante che tutte le donne mentano a proposito di violenze subite dai mariti e che tutti i bambini mentano a proposito di violenze subite dai padri.
Come abbiamo già scritto: in italia per tutelare la vita di chi è costantemente minacciato dalla mafia o dal racket, per quanto le leggi consentano, non si attende che quella persona sia morta. Basta una minaccia, una intimidazione, una aggressione.
Le donne vengono costantemente minacciate e aggredite. Le donne muoiono di morte annunciata eppure devono ancora contrattare la loro credibilità sul tavolo di un obitorio dove le vittime di femminicidio oramai fredde testimoniano quanto noi diciamo e chiunque abbia buon senso e onestà intellettuale sa bene che è così.
Allo stesso modo i bambini subiscono il gravissimo torto di non essere ascoltati nè creduti. Viene insegnato loro dalle istituzioni che quello che dicono non ha mai valore, che i loro desideri non contano niente, che le loro opinioni sono svendute, barattate, sul tavolo degli interessi di padri che li considerano di loro proprietà. A tal punto che spesso li uccidono prima di togliersi la vita.
Il ddl usa numerosi strumenti di ricatto per riproporre in chiave “moderna” quello che era la sostanza dell’antico “abbandono del tetto coniugale”.
Una donna che si separa viene punita. E puniti sono anche i figli di quella separazione.
Si rimette in discussione la questione del mantenimento per i figli che sgrava i padri di una responsabilità che sembrano non voler assolvere.
Anche in questo caso la questione è stata anticipata con una propaganda vergognosa e falsa mirata a screditare l’intero genere femminile a sostegno di padri definiti più in disgrazia in confronto alle loro ex mogli, che vivono in costante precarietà o disoccupazione dovuta alla femminilizzazione della povertà, alle quali restano responsabilità da assumersi, figli da mantenere e carichi da espletare senza che mai ricevano aiuto da nessuno a parte le loro famiglie di origine.
Ancora più grave: i bambini vengono messi sullo stesso piano dell’immobile del quale chi avrà l’affido prevalente (forse la madre) vedrà l’assegnazione. Il legislatore in questo caso diventa una sorta di locatario che pone le modalità di affitto, sorvegliando chi entra e chi esce, giudicando, ponendo un marchio di controllo sul corpo, sulle abitudini e sulla vita privata della donna, decidendo che lei non potrà avere relazioni di nessun tipo, che non potrà portare in quella casa nessun altro, pena la perdita dell’immobile e dell’affido.
Una madre che non vorrà perdere il proprio figlio dovendo rinunciare ad esso per non sottrarlo al luogo nel quale è abituato a crescere sarà così obbligata alla castità per fare felice il suo ex marito.
Una simile intrusione nella vita privata di una donna e madre è anche più grave di quella che vincola la donna a non trasferirsi mai, neanche per motivi di sopravvivenza e di lavoro, per restare sul suolo in cui decide di vivere il suo ex. 
E’ lui che decide e lei dovrà semplicemente adattarsi. 
Gravissimo il punto in cui si dice che nelle aule dei tribunali si introduce la Pas, detta sindrome di alienazione genitoriale, inventata e brandita in america dai movimenti dei padri separati e adottata in italia come strumento di opposizione a qualunque denuncia di violenza da parte di donne e bambini.
Praticamente accade che una donna che ha denunciato il suo ex marito per violenza rischia di perdere l’affido di suo figlio perchè secondo la norma che vorrebbero introdurre questo costituirebbe un motivo di condizionamento del minore, come se il minore non fosse in grado di farsi una sua opinione ogni volta che vede suo padre picchiare la donna che l’ha partorito.
Accade anche che se la donna sostiene il figlio che denuncia di aver subito una violenza da padre anche in questo caso rischia di perdere l’affido del bambino perchè tacciata ancora di condizionamento del minore.
In entrambi i casi il figlio potrebbe essere sottratto al suo nucleo di partenza e affidato a case famiglie come fosse orfano.
In entrambi i casi si mette la donna in condizione di non poter denunciare o sostenere il figlio per non perderlo o per non lasciarlo solo a vivere con chi lo molesta.
Accadeva così, tanto tempo fa, che le madri restavano con i mariti violenti per il bene dei figli. Per sostenerli, per salvarli, per tentare, con la loro presenza, di fungere da deterrente a quella violenza che altrimenti i bambini avrebbero certamente subito in modo maggiore. Le donne diventavano schermo, l’unica forma di difesa frapposta tra una bambino da tutelare e un adulto legittimato dalla legge a fare quello che vuole.
Accadrà di nuovo che le donne saranno obbligate a restare con mariti violenti per non perdere i figli, per fare da sentinelle, per non lasciarli in mano loro. Con tutte le conseguenze che ciò comporta.
Quello che questa proposta di legge fa, così come quello che fa la legge già esistente, è esattamente il contrario di tutto ciò che bisognerebbe fare per aiutare donne e bambini a salvarsi dalla violenza inflitta dall’ex marito e dal padre.
Noi abbiamo tentato di spiegarvi chiaramente e in tutti i modi le implicazioni e le atroci conseguenze che la legge già esistente e le modifiche suggerite porteranno sul piano culturale e pratico nella vita di donne e bambini di questa nazione. Per non parlare di quello che accadrà e che già accade quando le donne sono ancora più ricattabili, straniere, completamente sole, senza paracaduti sociali e familiari a proteggerla e a proteggere i suoi figli.
Tali conseguenze toccheranno le vostre figlie, i vostri figli, le vostre sorelle, le vostre amiche. Vi riguardano in quanto donne, madri, figlie, figli, uomini. Persone che non potranno più essere ciò che vogliono perchè soggette ai “desideri” di questa nuova forma di padre padrone. Le conseguenze toccheranno tutti e tutte, nessuno escluso. Perchè riguardano profondamente ciascuno di noi e ciascuna delle nostre reti familiari, affettive e amicali. Perchè si inseriscono nell’insieme di provvedimenti regressivi e autoritari che riorganizzano la società e lo Stato come luoghi controllati da un unico individuo e ovviamente una tale riorganizzazione non poteva risparmiare l’assetto del primo nucleo sociale riconosciuto, ovvero la “famiglia”.
Non ci resta che indicarvi quali sono i senatori e le senatrici che saranno chiamati a discutere della proposta. Vi suggeriamo di scrivere loro una mail, chiarendo perchè, da cittadine italiane, vorreste cose diverse da quelle elencate sopra.
I membri della commissione giustizia del senato che – salvo modifiche dell’ultima ora si trovano calendarizzata la discussione del ddl sull’affido condiviso – sono: 
Berselli Filippo (Pdl) berselli_f@posta.senato.it
Centaro Roberta (Pdl) centaro_r@posta.senato.it
Maritati Alberto (Pd) maritati_a@posta.senato.it
Carofiglio Gianrico (Pd) carofiglio_g@posta.senato.it
Longo Piero (Pdl) longo_p@posta.senato.it
Allegrini Laura (Pdl) allegrini_l@posta.senato.it
Balboni Alberto (Pdl) balboni_a@posta.senato.it
Benedetti Valentini Domenico (Pdl) benedettivalentini_d@posta.senato.it
Brgaretta Aparo Sebastiano (Misto, Mpa) burgarettaaparo_s@posta.senato.it
Casson Felice (Pd) casson_f@posta.senato.it
Chiurazzi Carlo (Pd) chiurazzi_c@posta.senato.it
D’Alia Giampiero (Udc) dalia_g@posta.senato.it
D’Ambrosio Gerardo (Pd) dambrosio_g@posta.senato.it
Della Monica Silvia (Pd) dellamonica_s@posta.senato.it
Delogu Mariano (Pdl) delogu_m@posta.senato.it
Divina Servio (Lnp) divina_s@posta.senato.it
Finocchiaro Anna (Pd) finocchiaro_a@posta.senato.it
Gallone Maria Alessandra (Pdl) gallone_m@posta.senato.it
Galperti Guido (Pd) galperti_g@posta.senato.it
La Torre Nicola (Pd) latorre_n@posta.senato.it
Li Gotti Luigi (Idv) ligotti_l@posta.senato.it
Mazzatorta Sandro (Lnp) mazzatorta_s@posta.senato.it
Mugnai Franco (Pdl) mugnai_f@posta.senato.it
Quagliarello Gaetano (Pdl) quagliariello_g@posta.senato.it
Valentino Giuseppe (Pdl) valentino_g@posta.senato.it
Fonte: femminismo a sud